Si fa sempre più
strada, a livello nazionale come a livello europeo, l’idea di introdurre un
nuovo tributo sul semplice possesso di un animale. Le ipotesi e i progetti sono
molti, ma sembra che si vada sempre più in questa direzione e l’intento è
quello di colpire in particolar modo i proprietari di cani. Le ragioni di
questa scelta sono molte. Alcuni ritengono che i cani in circolazione siano
troppi, che generino numerosi problemi alla collettività, e soprattutto spese a
carico delle amministrazioni.
La presenza di un
numero elevato di cani, infatti, comporterebbe un numero sempre maggiore di
accoppiamenti tra animali e i nuovi cuccioli, che spesso vengono abbandonati,
finiscono per aumentare il problema del randagismo. I cani randagi possono
essere aggressivi e pericolosi per l’uomo e obbligherebbero le amministrazioni
a spese elevatissime per le sterilizzazioni ed il mantenimento nei canili.
Ma chi vuole
l’introduzione di questo nuovo tributo ritiene che i cani siano un peso
economico in quanto la maggior parte dei padroni non pulirebbe strade,
marciapiedi e palazzi dove i loro animali fanno i loro bisogni. In effetti, se è
vero che molti ormai raccolgono gli escrementi è anche vero che rimangono
ancora tanti padroni incivili, ed è altrettanto vero che l’urina non viene mai
pulita da nessuno, con la conseguenza che molte vie dei centri storici italiani
sono stati trasformati in fiumi giallognoli e maleodoranti.
Ma la prima delle
ragioni, probabilmente, è che ormai i padroni di cani sono molti e che di
conseguenza, sono molte le entrate recuperabili tramite una simile tassa. Chi è
favorevole alla sua introduzione afferma che essere proprietari di un cane sia
indice di notevole ricchezza, e che pertanto è giusto colpire con questa imposta le
persone più abbienti. È vero che aver cura di un animale comporta
numerose spese, di carattere alimentare, sanitario e igienico. Sono in tanti
poi a non badare a spese nel comprare al proprio amico a quattro zampe costosi
giochi, cappottini e altri accessori di cui l’animale non avrebbe proprio
sempre bisogno.
Ma un cane è
spesso un animale da compagnia, per chi è solo e non ha nessuno che gli stia
accanto. Il più delle volte si tratta di persone abbandonate dalla società, che
non hanno nemmeno grandi risorse economiche, e vivono con pensioni e stipendi
minimi. Per altri un cane è un amico a quattro zampe, da trattare bene, ma non da
viziare con inutili e costosi regali ogni giorno. I cani sono poi
indispensabili a chi ha problemi di vista (o è addirittura affetto da cecità),
soffre di depressione, oltreché per i bambini che devono praticare costantemente la
pet-therapy. Tutto questo senza considerare quanto utili possano essere gli
animali in situazioni di emergenza, come in caso di valanga, di frana o di
terremoto.
La nostra idea è
quindi che non sia giusto colpire economicamente i proprietari di cani, e che
avere un amico peloso non sia necessariamente indice di ricchezza. Molti
padroni sono anziani, soli, poveri e malati; tanti, comunque, stentano ad
arrivare a fine mese e se proprio è necessario tassare qualcuno, questi è da
individuare in chi veramente ha redditi elevati, e non n hi semplicemente ha un
animale.
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